Allora scrivo

Allora scrivo, per costringerti ad ascoltare.
Io non ti vedo, non ti sento, non esisti.
Ci sono io e basta. Io, maledetta
un fiume in piena di veleno e follia.
Che fumo, rantolo, impreco.
Che mi dondolo sulla sedia e piango asciutto.
Io che mi tappo gli occhi con le mani stese
che scavo le tempie coi pollici
nel vano gesto di chi spreme angoscia.
Io e il latrato di un cane
lontano e disperato anche quello.
Invento preghiere senza destinartele
articolo grida oltre la soglia dell’udibile
mi faccio sconti di se e di ma. Poi rido.
Di te, di me, di questo schifo che è ogni sera.
E tu chi sei, eh? Nessuno.

Tu – che adesso scorri indifferente
queste righe, che sei una foglia
abbandonata alla corrente – che cazzo
sai di me, se non che un gorgo impazzito
di dolore mi sta trascinando a fondo?
Adesso – adesso – mentre tu leggi così
senza parere – hai capito, stronzo?!
Affondo – a fondo – e non c’è nulla
su cui voglia puntare i piedi. Ma intanto
mi prendo il gusto di sputarti in faccia.
Di vomitare rabbia
sul tuo procedere senza sapermi tutta.