Notte di San Lorenzo, a pesca di saraghi

Sembra far  la civetta, stanotte
l’acqua di mare con la chiglia
del gozzo.

Calma di vento, borbottìo del motore

Liscia, la pelle nera del mare:
sotto fa uno sciacquio, un glagla
e poi un sommesso ploplop
un quieto sciabordìo
che sembra ridere appena.

Tutto il resto tace nel porto

Tirati su per l’amo, con arte
salgono lenti i saraghi alla morte
danzano chiari, rassegnati, nel fondo
ché antica è l’arte, senza scopo
la danza, di esasperata lentezza.

Non fa freddo

Intanto Lei aspetta, tranquilla
e luccica beffarda nel secchio:
occhi di vetro restan fissi sul cielo
le pinne aperte come inutili ali,
sussultano, prima di arrendersi.

Però, che strano

Sembra far la civetta, stanotte
l’acqua di mare con la chiglia
del gozzo.

Nella foschia si sono perse le stelle

Dove vanno a finire gli amori che finiscono?

– Dove vanno a finire
gli amori che finiscono? – mi chiedi

Dove vanno a finire     non so

Mettiamo che finiscano nel mare

Si trasformano in sale
concimano la sabbia del fondale
rimpinzano coralli e pesciolini
fan da letto a sogliole e sirene
e da guanciale alle stelle marine

Mettiamo che finiscano giù in terra

Fan germogliare i semi di melone
vanno a finire dritti nelle tane
di talpe e topolini
intercettano carote e patate
fan da ruffiani ai platani

Mettiamo che finiscano nel vento

Si fanno spore per volar lontano
si fermano sui monti o sopra un piano
piantano amori nuovi su un divano
si fan leggeri e su nel firmamento
vanno ad accendere          nuove          stelle

(2005-2010)