Poesia al passo coi tempi

Ci vuole nulla a scrivere una poesia al passo coi tempi.

Ci metto un orario, magari le 14:55, il binario di un treno,

24, il codice di imbarco del biglietto aereo, EZY2341.

Scaduti. Prima di gettarli via, nel secchio della carta.

Ci metto una, in farmacia, col camice bianco e l’anima

da venditrice, o lo scontrino dei farmaci per l’onicomicosi.

Inutile, come i farmaci. Poi rifletto sull’evidenza che

le multinazionali non abbiano interesse a sconfiggere

infezioni fastidiose come l’onicomicosi, che la tipa

della farmacia dovrebbe rifiutarsi di battere.

Scontrini per farmaci inefficaci. Sul fatto che la somma

richiesta, e ci metto pure la somma – € 35.00 –

sia del tutto spropositata, sul fatto che io lo so

e che anche lei, la tipa, lo sa bene. Ma una poesia

scritta di corsa, così, tanto per mettersi al passo

coi tempi, si vergogna di se stessa, e tace.

(31 marzo 2014)