E basta
l’odore di legna tagliata
della pioggia, all’uscio esposto
dell’inutile tana di una volpe
forse acquattata sul fondo,
ancora, su cuccioli invisibili,
e al trillo di un minuscolo
minuscolo uccello. Le piume
bianche alla gola fremono
di gioia, mentre coraggioso
canta e si mostra a chi passa
e lo ascolta, rapito. E basta
il lieve, tormentato incanto
di un mondo che si asciuga
all’erba falciata di netto
come agli sterpi morti
e a questo cumulo di pietre
senza importanza, che era vita
prima. Basta, ciò che resta
di pulcini nei nidi, al merlo
che fruga tra i rovi, al cane
che uggiola e annusa. E basta
un istante di pace, al dolore
dell’acqua caduta, alla soffice
pausa di perla della luce.
(18 aprile 2004)