E’ così che sono andate le cose, a Dogville

“Il cuore ha ragioni che la ragione non conosce”

(Blaise Pascal)

Scegli, per favore, le parole più dolci
prima di andartene
o lascerai solo l’ombra di me
una vittima che diverrà carnefice

*

cosa può opporre alla fiamma dell’odio
chi non possiede altro scudo che la propria pelle
e le ragioni del cuore?

cosa può opporre al gelo di una condanna
chi non possiede altro che le proprie lacrime
e il senso del ridicolo?

confessare di aver bisogno di protezione
significa affilare lame
per farsi umiliare e uccidere
di questo soltanto si ha certezza
fin dall’inizio della storia

è così che sono andate le cose, a Dogville
era una scommessa perduta in partenza
la presunzione di smentire quel film

*

Basta soltanto
amare, per essere amati
essere amati, per amare

*

folle azzardo della speranza
contro ogni ragione della ragione
che si possa esser deboli e bene accolti
o esser poveri e non per questo sopraffatti
che ci si possa abbandonare
senza paura

che si debba, capisci?

per rifare ogni storia
tutta la storia daccapo

*

E sempre, quando penso a te
il mio sguardo volge in alto
chiedendo solo amore

tu fissi in basso e non mi vedi

*

Note:

Dogville” è il titolo di un film di Lars Von Trier che è stato la principale fonte di ispirazione di questa poesia. La massima di Pascal riportata in epigrafe e la poesia “Gaza” di Aristide Bellacicco mi hanno fornito altri motivi per scriverla. Su tutto, la convinzione che la Storia, le storie, procedano secondo leggi ferree e razionalmente immutabili, basate essenzialmente sul principio della “convenienza” – lo stesso, in ultima analisi che permette e regola la selezione naturale – che il cuore, in ogni epoca e stagione della vita, cerca invano di sovvertire. Spesso con esiti catastrofici, a giudicare da quel che succede nelle nostre piccole storie e nel mondo.

Parole

Chiese dove posare le labbra
ma nessuno rispose.

Così si addormentò senza sapere
come lasciar cadere
i baci che aveva acceso
tra orecchio e collo.

In sogno serrò gioie appena schiuse
in scrigni ch’erano lì per puro caso.
Senza dolore appoggiò ghirlande
a muri freschi di calce
e fissò viti a porte di muta follia.

Poi seguitò per gioco
a immaginare ponti su profondi
bracci di silenzio e mari
deserti di poesia.

Al risveglio intrecciò parole
come dita.