Lago d’Averno
Ho l’aura che sprigionano
tutte le cose immote
l’occhio ben spalancato
sul nulla che ti illude
di essere pieno
Così di vita sa il mare oltre la duna
Ha lo sguiscìo dei pesci nelle squame
un luccichio di sole nell’azzurro
e un gioco di correnti nelle vene
Io non rifletto il cielo
Ho il verde corrotto dall’attesa
di un pallido lichene abbarbicato
a zolle di silenzio
Prendo colore dal fondo
Tra i canneti delle mie sponde
nuotano quiete le folaghe