Li conti, i passi che ti avvicinano
al trolley e al sacco da spalla
i passi che uniscono, li conti?
Peregrinando
………………su corsie arroventate
li conti, i giri del motore
i cruciverba risolti nell’attesa
le pause ad occhi chiusi
gli aerei che atterrano
le soste al bar /un tramezzino e scappi /
i cartelli che prepari la sera
i bagagli che trascini al furgone
li conti? I passeggeri che fotografi
le storie che transitano sui sedili
le mance che sconfinano
la stanchezza che accumuli, li conti?
Ecco, sono già pronti al decollo
i sandali rossi. I passi dell’amore
in arrivo, i passi che uniscono
(mentre tu – occhi scugnizzi- abbronzato, a piedi scalzi mi fissi da una foto)
Nella mia arca ci metto, per primo
un asino che raglia anche di notte.
Nottambulo animale (chi l’avrebbe mai detto!)
perciò stesso simpatico. E poi ci faccio
salire a spinte la ciarliera civetta,
che fa da prima voce tutto il tempo,
nel campo, sotto la mia finestra.
Non si lamenta, no, ché non mi pare.
Invece sempre più spesso mi addormenta
con una baraonda musicale. Dunque l’ammetto.
Salgano pure il gatto e il cane, insieme.
Li voglio entrambi e spero sia un successo.
Litigarelli, è vero, e in genere lontani, tra loro.
Ma, nella notte mia, sovente i due si amano
con gioia. Questo cancella ogni dubbio.
Quindi, la tortora disegno col suo canto.
Monotono trisillabo assillante,
nell’arca dei miei sogni ci sta bene,
a far da sfondo. Diurno, ne convengo
ma non fa niente.
Dipingo infine un cielo bicolore.
Faccio la notte e il giorno, la luna
e il sole. Sotto l’arca ci metto tante onde
e le coloro di tutto l’incanto di cui sono capace.
L’ancora no, non mi piace, quella non la disegno.
Adesso tutto è pronto, se tu vuoi. E tutto inizia.
C’è un’arca gialla un poco strampalata, piena
di tutti i mondi che ho sognato – tanti davvero.
E vuole solamente navigare – e poi approdare –
magari far naufragio, dentro gli occhi tuoi.
LUX in FABULA – RIONE TERRA 1968 – “Sinfonia della Terra” di Lorenzo Lamagna; “A Serenata d’ ‘o marenar” di Aniello Califano – Salvatore Gambardella, 1903; “Se po sunà” di Gianni Lamagna – Musiche eseguite da Lorenzo Lamagna (clarinetto) Gianni Lamagna (chitarra) Giosi Cincotti (fisarmonica) Arcangelo Michele Caso (basso). Riprese sonore Arcangelo Michele Caso.
La prima volta che sono ‘salita’ al Rione Terra, nei primi anni ’70 del Novecento, la rocca era già disabitata, ma ancora accessibile. Ho attraversato i vicoli deserti insieme alle mie compagne di scuola e qualcuno, dall’alto di un balcone pieno di sterpaglie, ci ha lanciato addosso un porta-sapone di metallo, col chiaro intento di mandarci via. Eravamo un gruppo di ragazzine e siamo scappate. La seconda volta tutti gli accessi al Rione erano sbarrati, ed era il 1984. Lo so perché la vista di un muro che impediva l’accesso al Sedile di Porta, l’ingresso principale al Rione Terra, mi spinse a scrivere questi ‘versi’.
Rione Terra
Un giorno quasi per caso
percorro una strada in salita
E in cima trovo un muro
di cemento armato
una barriera insormontabile
che preclude l’accesso
(A cosa mai servivano tutti quegli uncini quei cocci di bottiglia lassù in alto se non a separare la mia gente dal gusto antico delle sue radici?)
Nel muro
ben serrata
una porta di ferro
Oltre il muro tutto un mondo vuoto
ormai privo di voce
occhi neri di finestre spalancate
come spettrali bocche stupite
e balconi infestati di erbacce
orfani di danze di panni stesi
E’ in scena il silenzio spettrale
di un palcoscenico deserto
Brandelli di tende al vento
desolato sipario
(Giaceva dimenticata chissà in quale tasca in quale testa smemorata una chiave) (1984)
N.d.A.
Il Rione Terra era il cuore antico della mia Pozzuoli. Fino al marzo del 1970 pulsava di vita, poi fu evacuato e recintato, dopo una crisi di bradisismo che fece sollevare il suolo del mio paese di circa due metri. Da oltre trent’anni aspetta di essere restituito alla memoria dei Puteolani, che nel frattempo sembrano averne dimenticato l’esistenza. I lavori di restauro, iniziati da molto tempo e non ancora conclusi, hanno portato alla luce un patrimonio archeologico di valore inestimabile, sepolto da duemila anni sotto il dedalo di vicoli e di palazzi che vi sono stati costruiti sopra. Sono stati individuati e resi visibili i tracciati delle strade, i resti delle case e delle taberne, persino le macine e i forni che fornivano la farina e il pane agli abitanti della Puteoli di epoca romana. In un futuro ormai prossimo, almeno si spera, il Rione Terra sarà aperto interamente al pubblico. Già adesso, in determinati periodi dell’anno vi giungono visitatori provenienti da ogni parte del mondo e alcuni palazzi vengono utilizzati in occasione di eventi culturali quali mostre, convegni e spettacoli. E’ da escludere un rientro della popolazione nei palazzi restaurati, che diventeranno uffici del Comune, sedi di associazioni culturali, locali per mostre ed eventi culturali.
Se volete saperne di più, e magari organizzare una vacanza che includa un tour nei Campi Flegrei e una visita a Pozzuoli, potete documentarvi utilizzando un qualsiasi motore di ricerca. Scoprirete che nella mia terra vi sono vulcani, solfatare, acque termali, monumenti archeologici di eccezionale importanza come l’anfiteatro Flavio e il Tempio di Serapide, e anche la nuova Pompei della Campania, sotto il Rione Terra.
Procida e Ischia viste dalla spiaggia di Miliscola, Campi FlegreiVeduta di Capo Miseno dalla spiaggia di Miliscola, Campi Flegrei
La poesia è stata inserita nel catalogo della mostra di dipinti dell’artista flegreo Vincenzo Aulitto sul tema “Miseno”, ispirato al promontorio che prende il nome dal mitico trombettiere di Enea, morto, secondo la leggenda, nelle acque del golfo di Pozzuoli (episodio che Virgilio inserisce nel sesto libro dell’Eneide, vv.226).
Una notte di molto tempo fa, un uomo a cui era stata negata la grazia venne giustiziato sulla sedia elettrica, negli States. Tra quelli che avrebbero voluto che quell’uomo fosse salvato, tra coloro che aspettavano l’esecuzione, e che ancora una volta avevano perso la battaglia contro la pena di morte, c’ero anch’io.
Questo fu il frutto amaro di quella lunga notte di veglia.
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