Ma tu lo sai cos’è un gatto?

Ma tu lo sai cos’è un gatto?

Lo sai com’è fatto?
Ci hai mai giocato, lo hai rincorso, afferrato?
E ci hai parlato, lo hai accarezzato, magari contropelo
hai fissato i suoi occhi di cielo, col sole, col buio, col gelo
ti ha messo paura? E hai mai sentito i suoi artigli
nella pelle, e come ronfava d’amore, vero, quando
tu esattamente facevi quel che lui voleva?
Perché altrimenti non lo saprai disegnare, nemmeno
se io te lo spiego – un cerchio grande di sotto, e sopra
un cerchietto, due piccole orecchie appuntite, poi gli occhi
il nasino, e i baffi la coda le zampe – sembra tanto facile
ma quello che ne verrà fuori, per quanto tu faccia
per quanto tu provi, non sarà il tuo gatto.

Si scrive di quel che si perde

Ripropongo questa poesia scritta nel 2004. La foto in bianco e nero ritrae mio padre e mio fratello Leonardo ed è stata scattata tanti anni fa da Giulio Gentile, una sera che i due si imbarcavano per andare a pesca. La banchina era molto alta sul mare a causa del bradisismo, e imbarcarsi richiedeva buone capacità acrobatiche. Mio padre aveva superato i settant’anni, all’epoca, e avrebbe smesso di fare il mestiere dopo poco tempo…

Largo del Rosso

Si scrive di quel che si perde
di quel che non si è mai avuto
– due braccia forti e un tango –
di ciò che non si è pescato

di maglie da cucire sotto il sole
e della rete di una vita intera, bianca
tinta di ruggine. Si scrive delle squame
del sale che si asciuga sui calzoni
degli stivali in gomma nella melma
e delle notti cupe sopra il mare

quando si aspetta l’alba. Quando si va
per porti e per mercati, dentro la nebbia.

(16 marzo 2004)

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Nonnanonna marenara

Nonnanonna marenara (dialetto puteolano) Ruorme ...

Stong’armànnö ‘na ræzza rë vasë
attuornö a chëst’uocchië
ca sèmpë cchiù trόichënö, â nottë,
‘afferrà’ suonnö. Róint’ ‘u schëurö

së movë ‘acucèlla c’ ’a manö
‘i pacienza jinchëuta …

E ‘nzë sænte ‘nu suonö, ’nt’ ‘u schëurö,
si ‘Ammorë arrëpèzza
ddëuj’ uocchië scusëutë.

(Dialetto puteolano)


Traduz. Ninna nanna marinara

Dormi …
Sto costruendo una rete di baci
intorno a questi occhi
che sempre più tardano, di notte
a prender sonno. Nel buio

si muove l’agucella
con mano paziente riempita …

E non si sente alcun suono, nel buio
se l’Amore rammenda
due occhi scuciti.

Ma tu lo sai cos’è un gatto?

Ma tu lo sai cos’è un gatto? Lo sai com’è fatto?
Ci hai mai giocato, lo hai rincorso, afferrato?
E ci hai parlato, lo hai accarezzato, magari contropelo
hai fissato i suoi occhi di cielo, col sole, col buio, col gelo
ti ha messo paura? E hai mai sentito i suoi artigli
nella pelle, e come ronfava d’amore, vero, quando
tu esattamente facevi quel che lui voleva?
Perché altrimenti non lo saprai disegnare, nemmeno
se io te lo spiego – un cerchio grande di sotto, e sopra
un cerchietto, due piccole orecchie appuntite, poi gli occhi
il nasino, e i baffi la coda le zampe – sembra tanto facile
ma quello che ne verrà fuori, per quanto tu faccia
per quanto tu provi, non sarà il tuo gatto.

Io e la Befana

  1. COMUNICAZIONE ASSENZA

La Befana s’è ammalata
ha la nausea e la diarrea:
vuol guarire -non ne hai idea!
ma è un tantino rassegnata.
Si dimette qui dal compito
rinunciando ad ogni incarico:
visto che c’ha pure il vomito
resta a letto con rammarico.

  1. CERTIFICATO MEDICO

M.me Lora Befana ha le ossa rotte
l’utero molle e le braccia decotte
ha una sindrome dolorosa da emorroidi
l’emicrania, un ascesso e le adenoidi.
Ha una nausea che a tratti si presenta.
Le prescrivo pertanto giorni trenta
di riposo completo e di abluzioni.
In fede,

dott. Salvo Complicazioni

 

  1. RICHIESTA DI SUPPLENZA

– Pronto, parlo con la Befana aspirante supplente n.1 della graduatoria BEFANE PRECARIE?

– Ehm… Lei chi è? Si qualifichi!

– Salve, scusi se la importuno, sono la Befana a Tempo Indeterminato iscritta all’ordine delle Befane di Pozzuoli City, codice n.345vx.

– Salve, scusi Lei, ma sa …di questi tempi, la prudenza non è mai troppa. Comunque sì, sono io, mi dica …

– Avrei bisogno di una supplenza per l’intera nottata: lei è libera o già impegnata?

– Ma che ore sono? Mi sono appena svegliata …

– Etciù!! Mi perdoni … sto malata. Sono le ore 18:59 …

– Oh che piacere, allora dev’esser sostituita! Mi creda: non ci speravo più! Sa … a quest’ora sono ancora Libera, liberissima … Nonostante sia la prima in graduatoria ed abbia già molti anni di precariato sulle spalle – sob, snif, chitèstramuòrt, ehm …- scusi, sa, ma sono adirata … Comunque no, nessun’altra Befana Titolare m’ha chiamata.

– Bene, allora le affido l’incarico. La sua tariffa?

– Pagherà un tanto al chilo. Quanti chili?

– Diciamo un sett’etti …

– Eh, ci vuole la calcolatrice! Comunque, guardi, per sett’etti netti resto a casa. Fa freddo, ho la scopa gelata … per sett’etti netti non faccio mica la nottata!

– Suvvia, faccia il piacere, ci metta pure la maggiorazione. Turno di notte, festivo: quanto fa? E il Liquido antigelo, se occorre.

– Occorre. Corro subito a comprarlo. Dov’è che devo venire?

– Ma non mi ha detto quant’è! Etciùù!

– Trattativa privata, vis à vis, richiesto pagamento in contanti, trattamento economico, vengo da Lei e ci accordiamo. Ah, il contagio vale una tripla prestazione: metta la mascherina!

Clic.

(2017)

Cani

Toto

Voi umani chiudete porte o le aprite
: avete mani a pollici opponibili, che usate
per separare spazi, a vostro piacimento.

Noi cani abbiamo zampe per correre
per segnalare che una palla è nostra
per indicare scatole, che avare custodiscono
tesori a noi preclusi, chiedendo l’elemosina
di un gesto – la lingua sempre pronta a baciare –
di una carezza, e siamo sempre eternamente
grati
quando del nostro amore vi accorgete

quando del vostro amore                        date segno.

Sembra far la civetta

Sembra far  la civetta, stanotte
l’acqua di mare con la chiglia
del gozzo.

[Calma di vento, borbottìo del motore]

Liscia, la pelle nera del mare:
sotto fa uno sciacquio, un glagla
e poi un sommesso ploplop
un quieto sciabordìo
che sembra ridere appena.

[Tutto il resto tace nel porto]

Tiràti su per l’amo, con arte
salgono lenti i saraghi alla morte
danzano chiari, rassegnati, nel fondo
ché antica è l’arte, senza scopo
la danza, di esasperata lentezza.

[Non fa freddo]

Intanto Lei aspetta, tranquilla
e luccica beffarda nel secchio:
occhi di vetro restan fissi sul cielo
le pinne aperte come inutili ali,
sussultano, prima di arrendersi.

[Però, che strano]

Sembra far la civetta, stanotte
l’acqua di mare con la chiglia
del gozzo.

[Nella foschia si sono perse le stelle]