Lettera a un figlio

All’inizio

Non c’è che il buio pulsante, annegato di sangue.
Il buio della vita che si rapprende al caldo.
Non ci sono che suoni, e rumori. Tu eri il treno
Allora, nel mio addome. Ed io solo una voce.

Te lo ricordi, figlio, quando ti cantavo Bertoli?
Eppure il vento soffia ancora, ti dicevo.
E mi asciugavi il pianto dalle vene.
E ti ricordi il battito convinto del mio cuore?
Vinta da te cantavo, e ti inventavo il mondo.

Poi vengono i sapori buoni, e quelli amari. E la luce
Violenta. Vibravano le tue labbra, le braccia erano
Ali impaurite, scandagli nel vuoto ad ogni sbattere
Di porta. Avevi occhi da marziano, figlio, pareva
Che tu venissi da molto, troppo lontano. E succhiavi
Vorace, inebriato dal mio capezzolo destro. Poi
I sorrisi e le lacrime, i richiami. Seduti come indiani.

Allora si gioca alla vita, e ci si arrabbia. Ci si mette carponi
Si sguscia come lepri. Tu eri la lepre, figlio, io il guinzaglio.
Si prova malamente a stare in piedi. Si fanno tuffi, scherzi
E capriole. Tante ne hai fatte tu, ti han fatto bene.
Si cresce insieme, e insieme si diventa piccoli. Infine

Vengono le parole. Vengono dopo, amore, molto dopo
Le parole per dire.

*

Buon compleanno, Francesco 🙂

2 pensieri su “Lettera a un figlio

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