Nessun addio è per sempre

 

 Nessun addio è per sempre

***

La sposa di Chagall mi ha sorriso ammiccando
dalle pagine di un libro di storia dell’arte
molto prima del nostro incontro, a Roma
Presto -mi ha detto- ti sto aspettando
afferra l’altra mano dell’uomo mio
ché insieme lo tiriamo un po’ su

Monto in groppa a cavalli annegati di rosso
e vengo, le ho fatto io E lei è volata più in alto
come sospinta dal calore di un pensiero improvviso

Posso aspettarti per l’eternità, ma tu sei già qui
lo sai

*

Ad Amsterdam c’era il mondo di Andersen
sotto un portico, nel suono di fiaba di un flauto
traverso che lasciava scie indelebili sulla pelle

C’era Anna Frank con me quella mattina
a rammentare che i divi di Hollywood
non sanno nulla di nerofumo e di camini
quando i corvi di Van Gogh hanno riso di nero
aprendosi alla nuda follia di uno sguardo
mentre in strada un italiano mentiva di leoni
per cuccare turiste, e ad Homolulu una donna
coi baffi baciava una donna senza baffi

A Volendam abbiamo passeggiato e tu non c’eri
tra i cigni indifferenti e le tendine di pizzo
e i gerani riflessi nei canali Avrei voluto dirti
di quel mondo pulito, forse te l’ho raccontato
in cartoline mai spedite E tu eri seduto, mi pare
ad ascoltare, all’ombra di un carrubo.

*
E poi la spiaggia di Bournemouth mi ha taciuto
di tunnel sotto la Manica e rotaie, e il parco
cittadino mi ha concesso una sdraio e il gaio
chiacchiericcio che fanno le bande, nelle rare
soleggiate domeniche di luglio inglesi

A Land’s End ho visto tramontare il sole
e tu eri con me, sconosciuto, nella voce
di un artista di strada che suonava hey,
mister Tambourine Man! E a Londra
la National Gallery non voleva cedermi
ai tubes metropolitani, io non volevo andar via
ché i percorsi mi irretiscono, e stabilivo rotte
Era tutto uno stridere di tacchi e di occhi nei viali
di periferia Era la solitudine tra la folla, il piacere
di sentirsi invisibili Ma ci ho ritrovato un amico
che già mi aveva scritto Sayonara su un pezzo di carta
azzurro, e ci aveva deposto un piccolo fiore giallo

– Credevo che non ci saremmo più rivisti, sai?
Allora ho capito che nessun addio è per sempre

*
I giochi di luce della cattedrale di Strasburgo
li ho conservati nel petto con le bambole di pezza
esposte nelle vetrine di una Metz che non ricordo
E un piccolo cimitero nel Beaujolais, un fazzoletto
di croci alla sommità di una collina, ha reso grazie
alla vita Ci sono entrata in silenzio, non ho fatto altro
che tirare un lucchetto Seppelliscimi qui, ho pensato
dove all’ingresso del paese il pisciatoio ricorda
che il vino rosso fa buon sangue, come ben
sanno i visitatori delle caves Le onde dei vigneti
mi hanno mostrato orizzonti a perdifiato E tu eri
oltre ogni orizzonte, a mangiar pane e noci

Chissà se crepitava la fiamma del camino, chissà
se tu ignoravi ancora di esistere o esistevi

*

Ma prima, la Monnalisa mi ha parlato di sé, al Louvre
e non ha più segreti adesso quella strana donna
Mi ha sussurrato che le somiglio tanto nella leggerezza
dell’ironia come nella sapienza dell’attesa, che un folle
ci spiccherà dalla tela prima o dopo E ad Avignone
au Palais des Papes, l’uomo che pensa di Rodin
mi ha detto che pensavo i suoi pensieri

Gli ho fatto una carezza sulla mano, in silenzio
e non ho avuto alcun dubbio che avesse ragione

Era a te che pensavo, senza sapere di te

*
E adesso mi scruta sorniona una Maja
desnuda Sembra nascondere una perla
nella conchiglia impenetrabile del ventre
Mi schernisce, ehi al Prado ti è stato già
riservato il biglietto Ma, se non dovessi
arrivare in tempo -sorella- scattati
una foto della fica col cellulare e inviamela
che voglio mostrarla ai turisti del futuro

La fisso perplessa, le rispondo a caso
Non sono sicura di volerlo, però mi tenti
Se ci dovessi pensare studierò le pose

avrò il ventre s_chiuso di una conchiglia
e una perla celata al tuo sguardo beffardo

***

Il ventre schiuso di una conchiglia


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